Open Government Summit 2012: una strada aperta verso il futuro

 
Si è svolto il 6 Novembre 2012, a Roma, l’Open Government Summit, presso il Pantheon di Adriano, anche per via della location è stato, quindi, un incontro tra passato e futuro, tra storia e innovazione, quel ponte tra vestigia ed orizzonte che rende ineguagliabile l’Italia.
Il livello degli interventi è stato elevato, ma si è riusciti a mantenere una conversazione piana e gradevole, alimentando il contatto tra platea e palco tramite un livetweeting considerevole, che scorreva ad intervalli sullo schermo centrale sopra i relatori. Questo è stato uno dei punti di forza dell’evento, perché ha consentito un dialogo triangolare, piuttosto che il classico scambio unidirezionale panelist-singolo partecipante: infatti, lo scambio di idee è, in tal modo, avvenuto sia singolarmente, sia tra relatori e pubblico che leggevano i rispettivi tweet, sia tra i componenti del solo pubblico che si scambiavano i tweet. Una circolazione di idee, commenti, riflessioni e domande in perfetto stile open(minded): non a caso l’hashtag dell’evento #ogs12 è entrato subito tra i trending topic di Twitter.
Il programma è stato davvero stimolante: Trasparenza, Partecipazione e Collaborazione, Il ruolo di tecnologie e strumenti e Vision: una conversazione con la società civile.
Non sono stati da meno i relatori. Le dinamiche della realtà estera e internazionale in materia di OpenGov sono state efficacemente rappresentate da Alberto Cottica, per le politiche trasversali del Consiglio d’Europa; da Rūta Mrazauskaitė, giovane lituana, dell’associazione Transaparency International, che ha trattato il legame tra governo aperto, corruzione e trasparenza; e da Patrice McDermott, Executive di OpenTheGovernment.org, che ci ha permesso uno sguardo sul futuro, parlando dei problemi attuali che incontrano gli USA nelle politiche open, dopo aver superato gli ostacoli esistenti al lancio dei primi progetti americani di amministrazione aperta (ossia la fase in cui, in sostanza, si trova l’Italia).

Difficile esprimere un ordine di preferenza dei panel, la cui valutazione varia a seconda dei punti di vista.
Da giurista, ho trovato intrigante la discussione relativa all’estremo bisogno che ha l’Italia di un Freedom of Information Act - FOIA: mai come in questi tempi si sta realizzando una convergenza tra diritto ed informatica e tra giuristi ed informatici che, sotto l’egida di una buona politica, può davvero rivoluzionare il rapporto tra istituzioni e società (come sta già embrionalmente avvenendo). Questo tema ha aperto il cerchio chiuso poi da Guido Scorza con il suo flash su OpenSIOPE, movimento che si sta lentamente espandendo e che ha scoperchiato un vaso di Pandora notevole: l’accesso dei cittadini a questo database, di cui va analizzato il meccanismo a fondo (mi diceva all’incontro lo stesso Scorza che non avrebbe mai pensato di trovarsi a studiarlo, se non gli fosse capitato per il rifiuto opposto a Ettore Di Cesare) è argomento delicato e che deve ricevere la giusta attenzione.
Da Italiano, mi sono inorgoglito quando Carlo Amati ha allietato la sala con OpenCoesione.
Da (preteso) attivista digitale, il momento più coinvolgente è stato il talk su Partecipazione e Collaborazione. Sono state poste le due domande fondamentali: l’italiano, ma anche l’europeo, è pronto culturalmente ad essere coinvolto (“engaged” diceva la Mrazauskaitė) in processi cooperativi e consultivi? Ha gli strumenti e le conoscenze per farlo? Ha sollevato la questione dell’alfabetizzazione digitale dei cittadini e della loro volontà di prendere parte alla vita civile: non solo delle generazioni passate, ma anche dei nativi digitali. La stessa Mrazauskaitė ci ha informato che la fiducia nelle istituzioni non è cambiata nei millennials, la cui maggioranza è convinta che la corruzione comunque prevarrà. Ovvero si pensi a quanti ritengono l’opensoftware meno affidabile e più difficile da imparare dei formati chiusi (c’è chi crede che serva essere un programmatore per usare Linux o Openoffice!).
Infine, da cittadino sono contento di constatare che viene affrontato il tema dello Smart Government, Smart City, Smart Communities e soprattutto che se ne discuta all’interno delle sale governative, come attestava la presenza del Coordinatore per il Miur del gruppo di lavoro “Smart Cities/Communities”.

Sembrerà scontato, ma il filo conduttore dell’incontro, la presenza ricorrente in ogni panel, sono stati i dati aperti. Non perché venissero sempre citati o perché concretamente avessero qualche relazione con i vari discorsi avviati: infatti, non tutto è open data, ma tutto lo è. Perché open data, prima che indicare uno strumento ed una norma di condivisione, è un paradigma: è un modus operandi della democrazia partecipativa e della volontà della società civile di sentirsi coinvolta e reciprocamente utile. Non è un caso che Spaghetti Open Data sia stato citato più volte.
Banalmente, la società dell’informazione e della comunicazione è così chiamata perché le informazioni sono dati e ciò che si comunica sono i dati: come è emerso dal convengo, essi costituiscono il perno intorno al quale ruotano la trasparenza, la controllabilità delle spese pubbliche (si pensi ad OpenBilancio), il rapporto osmotico piuttosto che sigillato tra cittadino-utente e Pubblica Amministrazione, un modo nuovo di fare statistica (anche l’ISTAT ha adottato una filosofia open), la partecipazione degli stakeholders, la realizzazione di servizi per “comunità intelligenti” o “smart communities”.
I dati aperti sono una prospettiva.

Conclusivamente, l’Open Government Summit 2012 è stato un punto fermo nella svolta dell’Italia verso il Governo Aperto: un primo (si spera non ultimo) incontro di buona parte delle rappresentanze delle istituzioni e della società civile (eravamo solo duecento persone, una piccola porzione del mondo open che va formandosi in Italia) dedite alla formazione di una coscienza collettiva, che abbia come punto d’approdo l’interazione di un unico popolo d’Europa, unito dalla volontà di “aprirsi” nei suoi componenti. Unità nella diversità.

Transparency as a fundamental right, openness as a fundamental policy.
 
Chi non ha potuto partecipare, può seguirne lo svolgimento tramite due storify: ogs12 e Open government summit 2012.